Lo spirito degli alberi


"Quando fate visita ad un amico per prima cosa bussate alla sua porta: la porta di un albero è situata alla periferia della sua aura, che si estende di pochi cm al di là del ramo più esterno.
Fermatevi ad una certa distanza e date un’occhiata a tutto l’ albero. Presentatevi, aprendo il vostro cuore e chiedete se siete i benvenuti – alcuni alberi hanno avuto brutte esperienze con gli uomini e potrebbero desiderare di essere lasciati in pace per poco o per molto tempo . Aspettate un po’ con la mente sgombra. Ovviamente nessuno vi griderà “ entra pure!”, la risposta sarà un impulso molto leggero che potreste anche non avvertire. Credete però che sia giusto avanzare oppure la pace che regna sotto l’albero dà l’impressione di poter fare benissimo a meno di voi? O arriva un segnale dagli uccelli? Lasciate che a guidarvi siano la vostra intuizione ed il vostro amore. Non temete di sbagliare, potete contare sul fatto che l’albero sa che voi state imparando.
Entrare coscientemente nell’aura di un albero è una delle cose che più amo.
L’aura di un albero ha molti livelli e camminando in modo molto consapevole e lento possiamo scoprirci avviluppati in campi energetici progressivamente più densi. Cercare di percepire questi livelli è un ottimo esercizio poiché dimostra la nostra volontà di imparare qualcosa sulla natura dell’albero che stiamo visitando.
Con un po’ di pratica scoprirete che alcune volte l’energia vicino al tronco è perfino troppo alta, allora dovrete fare qualche passo indietro per raggiustare lentamente il vostro sistema. Certi posti ronzano tanta è l’energia presente…….
In seguito trovate il vostro posto e fate ciò che vi sentite di fare, magari ascoltate o guardate, fantasticate o meditate. Rilassatevi mentre il vostro corpo entra in sintonia con il campo energetico dell’albero. La cosa migliore certe volte è abbracciare il tronco (agli alberi piacciono queste espressioni di amicizia) o sedersi con la schiena appoggiata ad esso.
 
La vostra colonna vertebrale è il più importante canale di energia, il vostro “albero della vita” personale e non può rimanere insensibile se la mettete a contatto con la corteccia, sotto la quale scorrono la linfa, l’elettricità e le altre forze. Un albero maturo ha un campo elettrico molto più forte del vostro, così non potete far altro che ricaricarvi e rigenerarvi. Date amore e siate pronti a riceverne. Immaginate le radici sotto di voi e il modo in cui affondano nel terreno. Prendete coscienza delle dimensioni e dell’altezza della chioma che vi sovrasta. Sentite la vita che penetra e che circonda l’intera forma fisica dell’albero. Riconsiderate per un po’ tutti i legami che esso ha – con l’acqua, con le correnti elettriche della ionosfera, con la luce del sole e della luna, con i movimenti delle stelle e con molte altre forme di vita. E quando avrete sviluppato un senso di rispetto e di felicità, mettetevi al centro di questa maestosa rete cosmica di relazioni, fatelo con semplicità.
Quando sentirete che il contatto è stato completo, ritiratevi dolcemente. Ringraziate sempre l’albero.
 
Continuando a fare cose del genere, diverrete sempre più consapevoli del vostro rapporto con gli alberi. Allora potrete iniziare a fare delle domande. Chiedete con il cuore e ascoltate il vostro cuore. La risposta vi arriverà sicuramente, e riuscirete anche a recepirla. Perché una volta che avrete imparato ad individuare i limiti esterni dell’aura di un albero, un giorno inizierete a diventare consapevoli di dove inizia la sua coscienza."

Fred Hageneder dal suo libro "Lo spirito degli alberi":

RUBRICA per PALLAVOLIAMO- CrossOver- I sogni son desideri...

Cari lettori di Pallavoliamo,oggi sono passati esattamente 3 mesi dalla mia operazione al tendine rotuleo e questo stop forzato continua ad insegnarmi molto.
L’ultima cosa che ho appreso è che esiste una linea sottile tra “desiderare con aspettativa”e “desiderare con determinazione”. Desiderare con aspettativa è quasi pretendere che l’universo realizzi ciò che desideriamo, è volere che le cose succedano al più presto, è aspettarsi che le cose accadano perchè le vogliamo fortemente. Desiderare con determinazione è, invece, essere disposti a darsi tutto il tempo ed il lavoro necessario per realizzare e raggiungere un obiettivo.
Desiderare qualcosa con determinazione permette di evitare la frustrazione se il desiderio tarda ad arrivare, e di affrontare il tutto invece con maggiore forza ed energia e soprattutto con la piena fiducia nelle proprie capacità.
Questo è quello che è utile ricordarmi quando Gino fa male, e mi richiede ulteriore pazienza, tempo e prudenza.

Ma veniamo al dunque: quello che vi propongo oggi non è la classica intervista ad un personaggio del mio settore a cui siete abituati, ma una riflessione nata dalle recenti finali scudetto indoor e da qualche lettura degli ultimi giorni.
Mi sono imbattuta in queste domande:
“Qual è il messaggio che dai al mondo? Che messaggero sei?”
Naturalmente per prima cosa ho rivolto questi interrogativi a me stessa. Ho avuto modo di riflettere bene in questo periodo sul perché faccio quello che faccio, che cosa mi spinge a lottare per i miei obiettivi, qual è il vero motivo e lo scopo di tutto questo.
E nelle risposte che mi sono data ho scovato anche il mio desiderio di voler essere d’esempio. Sento ancora fortemente la responsabilità di portare valore a questo sport, alla nostra federazione e alla famiglia degli atleti professionisti di cui faccio parte.
Credo che per un’atleta sia giusto rendersi conto che c’è sempre qualcuno che ti osserva, dai più giovani ai meno giovani e che non è importante la categoria in cui giochi (se non in termini di visibilità) ma il modello che rappresenti e la consapevolezza che il tuo modo di vivere lo sport può fare la differenza per qualcuno.
Lo sport è da sempre una lingua universale, un veicolo di grandi emozioni, un contenitore di vita, esperienze, relazioni, è un grande mezzo di educazione e comunicazione. E le fasi finali di un campionato sono certamente le più calde, le più seguite e le più ricche di emozioni.
Quali sono i messaggi che avete colto da questi play off di pallavolo? A me hanno colpito queste due situazioni.

La prima riguarda l’Imoco Volley Conegliano. Ho seguito qualche loro partita in questa fase finale della stagione e mentre osservavo la squadra in campo e vedevo crescere in loro la determinazione , mi risuonava in mente la frase: “Si può fare!”. La squadra è stata in grado di conquistare la finale scudetto acquisendo partita dopo partita la fiducia in un sogno e trascinando con sé tante persone. Ha dimostrato sul campo quanto è potente l’atteggiamento mentale di chi desidera ardentemente raggiungere un risultato e vola altissimo sulle ali di un entusiasmo che incrementa sicurezza e unità d’intenti.
Mi hanno trasmesso delle emozioni intense, hanno mosso in me i sentimenti “di pancia e di cuore”, i motivi che mi hanno spinto fin da piccola, a giocare a Pallavolo prima e a Beach Volley poi.
Hanno alimentato ulteriormente la mia voglia di tornare in campo più agguerrita di prima.
Ammirare queste ragazze crederci e lottare fino alla fine, inventare soluzioni di fronte all’infortunio di una titolare, è stato un forte esempio di tenacia e coraggio. Vedere un palazzetto pieno di gente completamente coinvolta, appassionata e grata per questa squadra, sapere che alle spalle c'è una società seria è diventato, credo per tanti, un simbolo potente, che potrebbe aver fatto ricredere anche i più pessimisti, quelli che pensano che il nostro sport abbia iniziato una lenta ed inesorabile discesa verso il basso. Fino a che i messaggi trasmessi saranno questi, sono certa che si troveranno sempre cuori che pulsano allo stesso ritmo per un sogno, sponsor che investono per un progetto, società che lavorano sodo, team che guardano verso la stessa direzione, palazzetti gremiti di persone che applaudono vincitori e vinti per il bellissimo spettacolo offerto.
La seconda situazione è quella di Jack Sintini, palleggiatore di Trento protagonista di una bellissima storia di guarigione, che probabilmente molti di voi avranno già visto in video: un messaggio di gratitudine e di umiltà. Un giocatore che un anno fa lottava per la vita, oggi si è cucito lo scudetto al petto, giocando da titolare proprio la partita che contava. Dopo aver ringraziato compagni, staff, società ed equipe medica invita a “Non perdere mai la speranza perché il sole può tornare a splendere”, un emozionato consiglio a non mollare mai perché quando anche solo una persona ci riesce, ci possono riuscire in tanti. E proprio per essere d'esempio con la sua storia, Jack ha fondato un' Associazione che raccoglie fondi per la ricerca medica contro Leucemie e Linfomi.

Se ognuno di noi nel suo piccolo si chiedesse "che genere di messaggio voglio inviare al mondo? " sono certa che sarebbe più forte la consapevolezza che, ogni persona ha delle grandi responsabilità verso se stessa e verso gli altri, che in ogni mestiere esiste il nobile modo di diventare un esempio, che ogni talento può essere messo al servizio anche delle buone intenzioni.
Alla prossima
Momi


Joe, il barbiere che chiede... abbracci!

Questa è la storia di Anthony Cymerys, conosciuto come "Joe the Barber", che negli ultimi 25 anni ha tagliato i capelli a decine e decine di senza fissa dimora a Hartford, nel Connecticut, chiedendo in cambio semplici, gratuiti e caldi abbracci.
Anthony ha iniziato ad offrire i suoi servizi da barbiere a chi è meno fortunato nel 1988, dopo aver ascoltato un'omelia proprio sui senzatetto e sulla solidarietà. Le parole che udì in chiesa lo ispirarono: prese i suoi "ferri del mestiere", li mise in macchina e iniziò a girare alla ricerca di persone che potevano avere bisogno di un taglio di capelli gratuitamente.
All'inizio ha aiutato le persone nei rifugi e nelle case di riposo, poi per anni ha lavorato nella sede locale della Young Men Christian Association (una sorta di Caritas amerciana).
Infine, decise di passare direttamente al Bushnell Park dove, ogni Mercoledì, sulle panchine di legno, lavora ancora oggi per i senzatetto. Loro giungono a decine e si mettono pazientemente in fila in attesa di un taglio di capelli, di barba e di un rilassante massaggio al viso dell'ormai ottantaduenne Joe, che usa la batteria dell'auto per alimentare il suo tagliacapelli.
Come se fosse in un normale negozio, questo eroe moderno chiede ai suoi "clienti" lo stile desiderato per la loro acconciatura e si mette all'opera. Inizia a tagliare e rasare.
Dopo di che, procede con un bel massaggio a viso, orecchie, collo, gola e spalle.
Tutto quello che chiede in cambio è un grande abbraccio.

Bello vero? E il mondo diventa migliore...
Grazie per il tuo contributo Joe :)

Che cosa vuoi essere?




Un uomo si sentiva perennemente oppresso dalle difficoltà della vita e se ne lamentò con un famoso maestro di spirito.
"Non ce la faccio più! Questa vita mi è insopportabile".
Il maestro prese una manciata di cenere e la lasciò cadere in un bicchiere pieno di limpida acqua da bere che aveva sul tavolo, dicendo: "Queste sono le tue sofferenze".
Tutta l'acqua del bicchiere si intorbidì e s'insudiciò.
Il maestro la buttò via.



Il maestro prese un'altra manciata di cenere, identica alla precedente, la fece vedere all'uomo, poi si affacciò alla finestra e la buttò nel mare.
La cenere si disperse in un attimo e il mare rimase esattamente come prima.
"Vedi?" spiegò il maestro "Ogni giorno devi decidere se essere un bicchiere d'acqua o il mare".

La leggenda dei due Lupi

Un vecchio indiano Cherokee è seduto di fronte al tramonto con suo nipote quando all'improvviso il bambino rompe l'incanto di questa contemplazione e rivolge al nonno una domanda molto seria per la sua età.
" Nonno, perchè gli uomini combattono?"
Il vecchio, gli occhi rivolti al sole calante, al giorno che stava perdendo la sua battaglia con la notte, parlò con voce calma.
"Ogni uomo, prima o poi, è chiamato a farlo. Per ogni uomo c'è sempre una battaglia che aspetta di essere combattuta, da vincere o da perdere. Perchè lo scontro più feroce è quello che avviene fra i due lupi".
"Quali lupi, nonno?"
" Quelli che ogni uomo porta dentro di sè."
Il bambino non riusciva a capire. Attese che il nonno rompesse l'attimo di silenzio che aveva lasciato cadere fra loro, forse pre accendere la sua curiosità. Infine, il vecchio che aveva dentro di sè la saggezza del tempo riprese con il suo tono calmo.
"Ci sono due lupi in ognuno di noi. Uno è cattivo e vive di odio, gelosia, invidia, risentimento, falso orgoglio, bugie, egoismo."
Il vecchio fece di nuovo una pausa, questa volta per dargli modo di capire quello che aveva appena detto.
" E l'altro? "
" L'altro è il lupo buono. Vive di pace, amore, speranza, generosità, compassione, umiltà e fede."
Il bambino rimase a pensare un istante a quello che il nonno gli aveva appena raccontato. Poi diede voce alla sua curiosità e al suo pensiero.
" E quale lupo vince?"
Il vecchio Cherokee si girò a guardarlo e rispose con i suoi occhi puliti.
"Quello che nutri di più."